11 Luglio 2025
Eritema ab igne: cos’è, cause e come trattarlo
Un reticolo brunastro sulla pelle, spesso confuso con una semplice irritazione, può celare una condizione legata all’abitudine quotidiana più innocente: cercare calore. L’eritema ab igne si presenta in modo discreto ma persistente, con un disegno cutaneo che racconta un’esposizione prolungata a fonti termiche non ustionanti. Il fastidio non è solo estetico: prurito, bruciore o sensibilità localizzata possono accompagnare questa condizione, rendendola più insidiosa di quanto appaia.
Cos’è l’eritema ab igne
L’ eritema da calore è una condizione dermatologica causata dall’esposizione ripetuta e prolungata a fonti di calore moderato. A differenza di un’ustione, non provoca danni immediati, ma altera gradualmente l’aspetto della pelle, che assume un colore rossastro o brunastro con un caratteristico disegno a rete. Questo tipo di reazione non è raro tra chi utilizza spesso cuscinetti termici, laptop poggiati sulle gambe o sedili riscaldati.
Il calore, pur non essendo intenso, è sufficiente a modificare i piccoli vasi sanguigni e a stimolare la produzione di pigmenti. Col tempo, la pelle cambia colore e può diventare più sottile o più spessa in alcune aree. L’eritema ab igne è spesso sottovalutato perché inizialmente non causa dolore, ma il riconoscimento tempestivo è importante per evitare complicazioni o alterazioni permanenti.
Chi è più a rischio e dove si manifesta più spesso
Alcune zone del corpo risultano particolarmente predisposte alla comparsa dell’eritema da calore, soprattutto quando il contatto con fonti termiche è frequente e localizzato. Le cosce, le ginocchia, l’addome e la parte bassa della schiena sono tra le aree più comunemente interessate, spesso in corrispondenza di dispositivi come cuscini riscaldanti, laptop o sedili termici. La condizione si riscontra con maggiore incidenza nel sesso femminile, una tendenza osservata storicamente e che ancora oggi trova conferma, probabilmente per un’esposizione più prolungata a strumenti domestici o dispositivi utilizzati per alleviare dolori ricorrenti.
L’età media di insorgenza si colloca intorno ai trent’anni, ma il fenomeno può coinvolgere anche fasce più giovani o persone anziane, senza una correlazione diretta con patologie specifiche. In presenza di disturbi cronici come dolori muscolari o articolari, però, è più facile che l’esposizione termica diventi una routine e favorisca l’insorgenza del problema. In questi casi, la manifestazione cutanea è una spia che indica una condizione reiterata nel tempo.
Le cause: esposizione prolungata a fonti di calore moderato
Come già anticipato, la comparsa dell’eritema da calore è legata a un’esposizione continua a fonti termiche che non raggiungono temperature elevate, ma che agiscono nel tempo in modo subdolo. Non è necessario un calore intenso: bastano temperature inferiori ai 45 °C per generare un’irritazione cronica della pelle. Il meccanismo è semplice: il calore ripetuto altera i capillari superficiali e stimola una risposta infiammatoria lieve ma costante.
Questo processo porta alla dilatazione dei vasi sanguigni e all’accumulo di pigmenti come melanina ed emosiderina, che conferiscono alla pelle un aspetto reticolato e brunastro. A rendere questa condizione ancora più insidiosa è il fatto che l’esposizione non deve essere continua: bastano pochi minuti al giorno, per settimane o mesi, perché la pelle inizi a cambiare.
Come riconoscere l’eritema ab igne: segni e sintomi tipici
Il segno più caratteristico dell’eritema da calore è la comparsa di una pigmentazione reticolare sulla pelle, inizialmente poco evidente ma destinata a diventare più marcata con il tempo. Nelle prime fasi, la cute appare arrossata, con macchie rosate o violacee che si schiariscono alla pressione.
Con l’esposizione ripetuta, la rete vascolare superficiale si rende sempre più visibile, conferendo alla pelle un aspetto a maglie sottili, simile a quello di una rete o di una griglia. Le variazioni cromatiche sono progressive: dal rosa si passa al marrone o al grigio brunastro, con aree che possono diventare permanentemente iperpigmentate.
Oltre ai cambiamenti estetici, non è raro che la zona interessata presenti alterazioni della consistenza: la pelle può diventare più sottile, fragile o, al contrario, inspessita. In alcuni casi si osservano anche piccole vesciche o una sensazione di bruciore e prurito. Sebbene il disturbo sia spesso asintomatico, le manifestazioni visibili possono causare disagio psicologico, soprattutto se l’area colpita è estesa o difficile da coprire.
Quando il rash può nascondere altro: diagnosi e approfondimenti
Alcune condizioni, come il livedo reticularis o alcune forme di vasculite, presentano una morfologia simile e possono trarre in inganno anche l’occhio esperto. Inoltre, l’eritema ab igne può sovrapporsi ad altre manifestazioni cutanee, rendendo più difficile individuare disturbi sottostanti.
In rari casi, una lesione persistente potrebbe nascondere neoplasie cutanee come il carcinoma basocellulare o, più di rado, un adenocarcinoma metastatico. Per questo, la diagnosi non si basa solo sull’aspetto della pelle, ma richiede un’attenta valutazione clinica, che include l’anamnesi sull’esposizione al calore e, se necessario, una biopsia cutanea.
Come trattare l’eritema da calore
La prima indicazione utile per trattare l’eritema da calore è interrompere l’esposizione alla fonte termica responsabile. Rimuovere la causa permette alla pelle di iniziare un lento processo di recupero, anche se la risoluzione può richiedere mesi. Nei casi lievi, il miglioramento avviene spontaneamente, ma nelle forme più persistenti si può intervenire con trattamenti topici mirati ad esempio con una crema a base di Rigenase e Poliesanide. In alcuni casi, può essere utile chiedere un consulto ad un dermatologo, per valutare terapie sicure ed evitare recidive, specialmente nei pazienti con dolore cronico.
Prevenzione: strategie per evitare l’esposizione cronica al calore
La prevenzione dell’eritema ab igne passa attraverso una maggiore consapevolezza delle abitudini quotidiane legate all’uso del calore. Spesso il contatto prolungato con fonti termiche avviene senza particolare attenzione: modificare piccoli comportamenti può ridurre significativamente il rischio di sviluppare alterazioni cutanee. Posizionare dispositivi elettronici su superfici rigide, limitare il tempo di utilizzo di termofori o evitare il contatto diretto con fonti di calore sono misure semplici ma efficaci.
Nei contesti professionali dove l’esposizione al calore è costante, come nelle cucine o in alcune attività industriali, è utile adottare dispositivi di protezione o alternare le postazioni di lavoro. Anche una corretta educazione all’uso dei dispositivi riscaldanti, soprattutto nei soggetti con patologie croniche, può contribuire a evitare danni cutanei ripetuti e favorire una gestione più sicura delle fonti termiche.