09 Maggio 2025
pH della pelle: cos’è e come ristabilirlo
Tra le tante diciture che accompagnano i cosmetici, quella sul pH passa spesso inosservata o viene letta senza comprenderne il reale significato. Eppure, è un elemento fondamentale per la salute della pelle.
Sapere cos’è il pH della pelle significa andare oltre l’etichetta, acquisire consapevolezza e compiere scelte più efficaci nella routine quotidiana. Una pelle equilibrata inizia proprio dalla comprensione di questo valore.
Cos’è il pH della pelle e perché conta davvero
Quando si parla di pelle sana, il pensiero corre subito a idratazione, elasticità o luminosità. Raramente si considera l’equilibrio chimico che regola la superficie cutanea: il pH. Questo parametro, spesso relegato a nota tecnica sulle confezioni cosmetiche, è in realtà uno dei pilastri del benessere epidermico.
Il pH misura il grado di acidità o alcalinità di una sostanza, e la pelle possiede un valore naturalmente acido, importantissimo per mantenere intatta la sua barriera protettiva. Questo strato invisibile, chiamato film idrolipidico, agisce come scudo contro batteri, inquinamento e disidratazione.
Quando il pH si altera, anche le difese cutanee si indeboliscono, aprendo la strada a irritazioni, imperfezioni e invecchiamento precoce.
Il valore ideale: quanto deve essere il pH della pelle sana
Ogni pelle ha una propria “firma chimica”, un equilibrio delicato che si riflette nel suo pH. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, una pelle sana non è neutra: è lievemente acida. Il suo valore ideale si aggira intorno al 5,5, anche se può oscillare tra 4 e 6 a seconda dell’area del corpo, dell’età e di fattori ambientali.
Questa leggera acidità non è un difetto, ma una caratteristica che permette alla pelle di mantenere compatta la barriera idrolipidica, respingere microrganismi nocivi e rallentare processi infiammatori e ossidativi. Un pH troppo elevato, invece, rende la superficie cutanea più vulnerabile, favorendo secchezza, arrossamenti e impurità.
Il volto, ad esempio, è spesso più alcalino rispetto ad aree protette come ascelle o genitali, proprio perché maggiormente esposto a stress esterni. Mantenere il pH nel suo range ideale significa assecondare l’intelligenza biologica della pelle e proteggerne l’armonia naturale.
Cosa altera l’equilibrio del pH cutaneo
L’equilibrio del pH cutaneo non è statico, ma costantemente influenzato da una rete complessa di fattori interni ed esterni. Ogni giorno, la pelle interagisce con detergenti, cosmetici, inquinamento atmosferico, variazioni climatiche e sudorazione, tutti elementi capaci di modificare il suo livello di acidità.
Anche la composizione del sebo, il tasso di idratazione e l’età hanno un ruolo importante: con l’invecchiamento, ad esempio, il pH tende a salire, rendendo la pelle più fragile. L’uso frequente di prodotti alcalini, come saponi aggressivi o disinfettanti, può alterare il film idrolipidico e rendere l’ambiente cutaneo meno protetto.
Alcune condizioni dermatologiche, come acne, eczema o psoriasi, sono spesso accompagnate da squilibri del pH. Perfino lo stress e l’alimentazione possono contribuire a rompere l’armonia chimica della pelle.
Segnali di allarme: come capire se il pH è fuori equilibrio
Un aspetto spento, la comparsa improvvisa di imperfezioni, zone arrossate o desquamazioni possono essere indizi di un ambiente epidermico alterato. In particolare, un pH troppo alto – quindi più alcalino – indebolisce la barriera protettiva, rendendo la pelle più reattiva e meno capace di trattenere l’idratazione.
Al contrario, un eccesso di acidità può provocare irritazioni o favorire stati infiammatori. Anche un’improvvisa sensibilità a prodotti abituali, o una tendenza maggiore all’insorgenza di acne e impurità, può derivare da uno squilibrio del pH. L’epidermide funziona come un ecosistema intelligente, capace di autoregolarsi, ma sensibile alle sollecitazioni esterne.
Strategie per ristabilire il giusto pH cutaneo
Ogni routine efficace per la cura della pelle inizia dalla scelta di prodotti compatibili con la sua naturale acidità. Formulazioni con un pH compreso tra 4 e 5,5 aiutano a preservare l’integrità del film idrolipidico, sostenendo la funzione barriera e limitando la proliferazione di batteri nocivi.
Al contrario, detergenti troppo alcalini possono alterare il microbiota cutaneo e favorire disidratazione e irritazioni. Anche i tonici, spesso sottovalutati, possono essere utili per riportare equilibrio dopo la detersione, purché privi di alcol o agenti irritanti.
L’idratazione rappresenta un altro passaggio chiave: emulsioni e creme che rinforzano la funzione barriera contribuiscono indirettamente alla stabilità del pH. Infine, l’esfoliazione periodica, se delicata e mirata, può aiutare a rigenerare la superficie cutanea senza comprometterne l’equilibrio.