29 Agosto 2025
Abrasioni nuoto: cosa le provoca e come trattarle
C’è qualcosa di irresistibile nel tuffarsi in acqua: che sia mare, piscina o lago, il nuoto regala una sensazione di libertà, benessere e leggerezza. Ma dietro questo piacere si nasconde un piccolo rischio spesso sottovalutato: le abrasioni da nuoto. Non servono chilometri di vasche o ore sotto il sole per far comparire fastidiose irritazioni, arrossamenti o veri e propri sfregamenti cutanei. Basta l’attrito ripetuto tra pelle e costume, o il sale e il cloro sulla pelle già sensibile, per trasformare un momento di relax in un piccolo problema dermatologico.
Abrasioni da nuoto: cosa sono e perché si verificano
Le abrasioni da nuoto non sono vere e proprie ferite, ma microtraumi cutanei causati dal continuo attrito tra pelle, tessuti o accessori durante l’attività in acqua. A renderle subdole è la loro natura progressiva: iniziano con un leggero pizzicore o un arrossamento trascurabile, ma possono evolvere rapidamente in fastidiose lesioni se non si interviene per tempo.
L’ambiente acquatico, per quanto benefico, crea infatti una condizione ideale per la comparsa di sfregamenti: la pelle resta umida a lungo, si ammorbidisce e diventa più vulnerabile. A questo si aggiunge il movimento ripetuto tipico del nuoto, che amplifica il contatto tra le superfici cutanee o tra pelle e costume. Il risultato? Irritazioni localizzate, bruciori e, nei casi più gravi, vere e proprie escoriazioni.
Le zone più colpite: quando il nuoto irrita la pelle
Non tutte le parti del corpo reagiscono allo stesso modo all’ambiente acquatico. Alcune aree sono naturalmente più esposte al rischio di abrasione, perché soggette a maggiore attrito o più sensibili per conformazione anatomica. Le ascelle, ad esempio, sono coinvolte in ogni movimento del braccio durante lo stile libero; le cosce, soprattutto negli sportivi o in chi nuota senza indumenti adeguati, sfregano costantemente tra loro; i capezzoli, in contatto continuo con il tessuto bagnato del costume, sono un bersaglio frequente; e persino il collo può irritarsi per via del bordo della cuffia o degli elastici degli occhialini.
A queste si aggiungono zone più specifiche, come la zona inguinale o le spalle nei nuotatori con barba, dove l’attrito tra peli e pelle — amplificato da sale, sabbia o cloro — può causare veri e propri graffi cutanei. L’acqua, che ammorbidisce l’epidermide, rende queste aree ancora più vulnerabili.
Cause principali: non è solo questione d’acqua
Pensare che l’acqua sia l’unica responsabile delle abrasioni da nuoto è un errore comune. In realtà, il problema nasce dall’interazione tra diversi fattori che, combinati, mettono sotto stress la barriera cutanea. Il primo colpevole è l’attrito: movimenti ripetitivi tra pelle e pelle, tessuti sintetici o attrezzature come occhialini e cuffie possono generare microlesioni invisibili a occhio nudo ma fastidiose alla lunga.
Anche il tipo di costume incide molto: un indumento troppo largo si muove continuamente, sfregando sulla pelle; uno troppo stretto, invece, concentra la pressione in punti specifici. La situazione peggiora se il tessuto trattiene cloro o sale, che irritano ulteriormente la pelle già provata.
Un altro elemento da non trascurare è la rasatura: la pelle appena depilata è più esposta, soprattutto in zone come inguine, spalle e ascelle, dove il contatto è più frequente. Anche la presenza di peli può causare attriti inaspettati, soprattutto con l’acqua salata. Infine, conta anche la disidratazione: una pelle secca è meno elastica e più soggetta a screpolature.
Come prevenire le abrasioni in piscina e al mare
La pelle, quando viene messa nelle condizioni giuste, è perfettamente in grado di resistere anche a lunghe sessioni in acqua. Il primo passo è scegliere il costume giusto: deve aderire al corpo senza comprimere eccessivamente, realizzato in tessuti tecnici traspiranti e ad asciugatura rapida.
Un altro elemento molto importante è la cura post-nuoto: risciacquare sempre il corpo con acqua dolce aiuta a eliminare sale, cloro e sabbia, che possono continuare a irritare la pelle anche fuori dall’acqua. Dopo la doccia, asciugarsi tamponando e non sfregando, quindi applicare una crema idratante leggera ma efficace.
Una pelle ben idratata dall’interno è più resistente: bere a sufficienza e seguire una routine di idratazione costante può fare la differenza tra una semplice nuotata e una giornata rovinata da bruciori e arrossamenti.
Trattare la pelle irritata: rimedi e buone pratiche dermatologiche
Quando la pelle comincia a pizzicare, bruciare o mostrare arrossamenti dopo una nuotata, è il momento di intervenire con cura e precisione. La prima regola è fermarsi: continuare l’attività fisica potrebbe aggravare l’irritazione e trasformare un semplice sfregamento in una vera abrasione.
La detersione deve essere delicata: niente alcol, iodio o disinfettanti aggressivi. Meglio affidarsi a una soluzione salina o a un sapone neutro, evitando l’acqua troppo calda che può seccare ulteriormente l’epidermide. Una volta pulita, la zona va tamponata — mai strofinata — e lasciata respirare. Se necessario, si può applicare una pomata lenitiva a base di Rigenase e Poliesanide.
Di notte, invece, è preferibile lasciare la pelle esposta all’aria per favorire la rigenerazione naturale. Fondamentale anche l’ascolto del proprio corpo: se compaiono gonfiore, croste, secrezioni o dolore persistente, è il momento di rivolgersi a un dermatologo. Un trattamento tempestivo evita complicazioni e permette di tornare presto in acqua, senza fastidi.