16 Maggio 2025
Intertrigine: cos’è, cause e diagnosi
Alcune condizioni dermatologiche, pur non essendo gravi, possono compromettere in modo significativo la qualità della vita quotidiana. L’intertrigine rientra tra queste, manifestandosi come un’irritazione infiammatoria localizzata nelle pieghe cutanee, dove caldo, umidità e attrito favoriscono l’insorgenza del disturbo.
Questa problematica, spesso sottovalutata, può evolvere in forme più complesse se trascurata, soprattutto in presenza di microrganismi come funghi o batteri. Riconoscere i sintomi precoci aiuta a gestirla efficacemente e prevenirne le recidive.
Cos’è l’intertrigine
Da un’eccessiva frizione tra superfici della pelle adiacenti, solitamente localizzate in zone umide e poco ventilate, nasce un’infiammazione cutanea chiamata “intertrigine”. Più che una semplice irritazione, rappresenta una condizione multifattoriale in cui calore, sudorazione e macerazione dei tessuti creano un ambiente favorevole al danneggiamento dell’epidermide.
Non si tratta, in origine, di un’infezione, bensì di una risposta infiammatoria meccanica che, se non gestita, può diventare il terreno fertile per la proliferazione di batteri e funghi normalmente presenti sulla cute. Proprio questa evoluzione rende l’intertrigine una problematica da non sottovalutare, soprattutto in presenza di fattori predisponenti come obesità, diabete o alterazioni del sistema immunitario.
Anche i neonati, per la delicatezza della loro pelle e l’uso del pannolino, sono frequentemente soggetti a questa condizione.
Perché si sviluppa: le cause principali
Il contatto prolungato tra due superfici cutanee, unito alla presenza costante di umidità — dovuta a sudorazione, secrezioni o scarsa traspirazione — innesca un processo infiammatorio che colpisce principalmente le pieghe del corpo. In queste aree, l’attrito continuo porta a microlesioni e macerazione, rendendo la pelle vulnerabile.
Al contempo, la temperatura elevata e l’ambiente umido diventano terreno ideale per la crescita di microrganismi opportunisti, come lieviti del genere Candida o batteri come Staphylococcus aureus.
Alcune condizioni cliniche aumentano la predisposizione: obesità, diabete, incontinenza e iperidrosi sono tra i principali fattori di rischio. Anche modificazioni anatomiche, come l’eccesso di cute dovuto a un significativo dimagrimento, possono favorire l’instaurarsi del disturbo.
Le zone del corpo più colpite
L’intertrigine predilige le zone del corpo in cui la pelle crea pieghe naturali, aree in cui il microclima cutaneo risulta particolarmente favorevole alla frizione e all’accumulo di umidità: sotto il seno, tra le cosce, nelle ascelle, nell’area inguinale e tra i glutei sono solo alcune delle localizzazioni più comuni. In questi spazi ristretti, il sudore ristagna facilmente, la traspirazione è limitata e l’attrito meccanico è continuo, specie nei mesi caldi o in presenza di indumenti aderenti.
Anche le dita delle mani e dei piedi, soprattutto in condizioni di iperidrosi o scarso ricambio d’aria, possono diventare sede di intertrigine, nota in questi casi come forma interdigitalis. Nei neonati, il pannolino rappresenta un fattore aggravante: la zona perineale resta umida e compressa, facilitando lo sviluppo di dermatite da pannolino, una forma specifica di intertrigine.
Quando l’intertrigine si complica: infezioni secondarie
Superata la fase iniziale infiammatoria, l’intertrigine può evolvere in un quadro clinico più complesso a causa della colonizzazione microbica. L’ambiente caldo-umido delle pieghe cutanee diventa il terreno ideale per la proliferazione di agenti patogeni, trasformando un’irritazione localizzata in una vera e propria infezione secondaria. Tra i principali responsabili si trova la Candida albicans, un lievito normalmente presente sulla pelle ma capace di crescere in modo incontrollato in condizioni favorevoli.
Anche batteri come Staphylococcus aureus e streptococchi possono aggravare il quadro, provocando essudato, dolore e cattivo odore. In alcuni casi, le lesioni si estendono e diventano pustolose o crostose, con rischio di complicazioni sistemiche in soggetti fragili.
I diversi tipi di intertrigine
L’intertrigine non è una condizione uniforme, ma si presenta in diverse varianti cliniche che riflettono la durata, la frequenza degli episodi e l’eventuale presenza di infezioni. Nelle fasi iniziali si parla di intertrigine acuta, caratterizzata da eritema, bruciore e fastidio localizzato.
Quando gli episodi tendono a ripetersi nel tempo, si configura invece un’intertrigine recidivante, spesso legata a fattori predisponenti non adeguatamente controllati. Se l’infiammazione persiste per più di sei settimane, si parla di forma cronica, in cui la pelle può mostrare ispessimenti, desquamazione e pigmentazione alterata. Quando l’infiammazione si associa a colonizzazione da parte di microrganismi, si distinguono forme infette, come l’intertrigine candidosica o batterica.
Nei soggetti con intertrigine tra le dita, in particolare nei piedi, si osserva la forma interdigitalis, spesso sostenuta da dermatofiti. Infine, nei neonati, la dermatite da pannolino rappresenta una manifestazione tipica di intertrigine legata a fattori irritativi e infettivi combinati.
Sintomi: come si presenta l’intertrigine
Nelle fasi iniziali, si manifesta un arrossamento simmetrico accompagnato da prurito, bruciore o lieve dolore localizzato nelle pieghe cutanee; la pelle può apparire lucida, umida e con piccoli rilievi o macchie rosso-brune. Se il processo infiammatorio persiste, si possono sviluppare fissurazioni, desquamazione, lesioni essudative e sensazione di pelle “a vivo”.
La comparsa di secrezioni maleodoranti, pustole o croste segnala la possibile presenza di un’infezione sovrapposta, che trasforma la semplice irritazione in una forma infetta. In questi casi, il fastidio si intensifica e può compromettere i movimenti quotidiani. Nei bambini i sintomi possono generare pianto inconsolabile e irritabilità.
Diagnosi: come riconoscerla
La diagnosi di intertrigine si basa principalmente sull’osservazione clinica e sull’analisi dettagliata della storia dermatologica del paziente, con il medico valuta l’aspetto delle lesioni cutanee, la loro localizzazione e l’evoluzione temporale, tenendo conto di eventuali condizioni predisponenti come iperidrosi, obesità, diabete o immunodeficienza.
Poiché molte dermatosi possono manifestarsi con segni simili nelle pieghe cutanee — come psoriasi inversa, dermatite seborroica o eritrasma — è fondamentale un esame differenziale accurato.
In presenza di sintomi suggestivi di infezione, possono essere richiesti esami specifici: la luce di Wood consente di rilevare alcune infezioni fungine o batteriche grazie alla fluorescenza della pelle, mentre il tampone o il raschiamento cutaneo permettono di identificare con precisione i microrganismi coinvolti. In casi dubbi, la biopsia cutanea può offrire una conferma istologica.
Come trattare l’intertrigine
Nelle forme lievi, l’intervento si concentra sulla riduzione dell’umidità e del contatto cutaneo: asciugatura accurata, utilizzo di tessuti traspiranti e applicazione di prodotti adatti come lo Spray a base di Rigenase e Poliesanide. Nei casi più avanzati, la presenza di colonizzazione microbica impone l’uso mirato di antimicotici o antibiotici, topici o sistemici, a seconda del patogeno identificato.
Fondamentale è anche il trattamento dei fattori predisponenti: iperidrosi, obesità e condizioni metaboliche devono essere gestite parallelamente. La prevenzione delle recidive si basa su un’igiene costante, una corretta ventilazione delle zone a rischio e, in alcuni casi, sull’uso ciclico di prodotti protettivi anche in assenza di sintomi.